giovedì 9 luglio 2009

Shopping - 3





(segue da qui)

La ragazza generalizzava per rassicurare se stessa, una tecnica utile, al pari dello shopping. E si decideva che si, in fondo faceva del bene a se stessa, e attraverso se stessa al mondo che la circondava, per quanto piccolo e indifferente.
Ritrovò uno spunto di baldanza e osservò ai suoi fianchi le lucenti tele di ragno cariche di rugiada che scorrevano incessantemente a destra e a sinistra: abbigliamento etnico, porcellane, abbigliamento per neonati, modellismo, abbigliamento grandi taglie, dolciumi e prelibatezze, abbigliamento over-sixty.
Si decise per un vestito, una cosa leggera da far svolazzare nelle sere d'estate per riempire d'effimero orgoglio il fidanzato nello struscio paesano; ma prima volle concedersi un dolcetto. Entrò nella grande, sofisticata e stracolma pasticceria storica in Galleria, e tentò di avvicinarsi alla vetrina del banco per vedere cosa poter scegliere: non vide molto, tra la folla di avventori tutti con lo scontrino in mano, e la mano alzata per mettere lo scontrino bene in vista, tanto che sembravano appesi al loro scontrino, e che fosse lo scontrino stesso a tenere in piedi il cliente impedendogli di cadere nell'invisibilità; le commesse, fredde, arcigne quanto straordinariamente belle -o molto ben truccate- scivolavano da un estremo all'altro del bancone dando alla ragazza l'impressione di non toccare terra, come fossero catronati montati su dei carrelli. Un effetto da cinema di quarta categoria, pensò, ma subito si accorse di un varco apertosi tra due famiglie davanti al vetro del bancone, e si avvicinò per vedere. Restò a bocca aperta, come una bimba alla fiera del paese: file ordinatissime di paste di ogni forma, colore e dimensioni riempivano i vassoi su tre livelli, piatti d'argento ovali su cui giacevano in complicate coreografie e raffinate geometrie pastilles e praline, canditi e gelatine. Una ventina di grosse bavaresi, spolverate di zucchero a velo in maniera straordinariamente uniforme partiva dall'angolo della vetrina proprio sotto i suoi occhi, e a fianco, in disposizione assolutamente simmetrica, una fila di mont blanc. La ragazza seguì con gli occhi -il naso quasi appiccicato al vetro, la schiena piegata in avanti- le due file di dolci dall'inizio fin dove si vedeva. E non le sfuggì un movimento all'altezza del quinto mont blanc: osservò meglio, sempre più rapita dalla visione, e riconobbe una blatta che tentava la scalata del dolce. L'insetto era a metà tra il cartoncino su cui era stato adagiato il dolce e la sua vetta, quando si fermò, e -ma su questo la ragazza non poteva giurare- si voltò con la testa verso di lei. Quindi, osservandola dritta negli occhi -così le pareva- alzò la zampetta anteriore destra e fece un cenno che pareva di saluto, poi riprese la scalata. A un passo dalla vetta, accadde l'imponderabile: la pasta fu prelevata con un paio di lucidissime pinze da pasticceria in ottone da una commessa, fu poggiata su un piattino di cartone dorato e... fu porta alla ragazza. La quale, come in trance, la prese e uscì lentamente dal negozio fissando il dolce tra le sue mani.

(continua)

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