martedì 22 giugno 2010

Progresso



La prima volta la notizia passò del tutto inosservata, un trafiletto nelle pagine di cronaca locale, solo due quotidiani nazionali e solo una tv regionale ne diedero un brevissimo accenno, e solo il giorno dopo:

"Scendendo dall'autobus dalla porta centrale di fronte all'università, un ventenne -probabilmente uno studente- ha urtato con la spalla con violenza tre persone che nello stesso momento stavano salendo utilizzando la stessa porta senza attendere l'avvenuta discesa degli altri passeggeri, sbattendole a terra: una di queste persone, un uomo di circa cinquant'anni, ha battuto con la testa sul retrovisore di una macchina parcheggiata sullo spazio delimitato per la fermata, medicato al vicino ospedale ne avrà per sette giorni. Testimoni affermano che il ragazzo, visibilmente irritato dalle proteste dei malcapitati e degli altri passeggeri in salita, ha reagito con ulteriore inaspettata violenza, e usando il suo tubo porta progetti come un'arma, ha iniziato a percuotere quelli furiosamente, gridando
- "dalla porta centrale si scende e non si sale, non vale, non vale!".
Bloccato da una volante che passava di lì per puro caso, il giovane è stato accompagnato in questura dove però, misterosamente, è riuscito a far perdere le proprie tracce".
Anche la seconda volta la notizia passò inosservata, confusa nel mare magnum delle pagine di cronaca dei quotidiani di un'altra città:

"Terrore all'ufficio postale: nella filiale di piazza Garibaldi si è sfiorata la rissa tra utenti in fila per pagare la bolletta e prendere la pensione; secondo le prime ricostruzioni, è dapprima sorto un alterco tra una pensionata che tentava di scavalcare la fila e una giovane -non ancora identificata- che invece attendeva pazientemente il suo turno. Quest'ultima avrebbe richiamato l'anziana al rispetto di tutti gli altri utenti, tra i quali altri anziani, che invece avevano aspettato lungamente il loro turno, invitandola, se stanca, a sedere su una panchina in attesa del proprio turno e a non abusare della propria età per ottenere un immeritato privilegio. Pare che l'anziana donna abbia invece insistito e si sia accomodata subito allo sportello nonostante le proteste della ragazza; la quale, improvvisamente, avrebbe sottratto il bastone alla donna e l'avrebbe usato per percuoterla ripetutamente, gridando nel frattempo
- "con la furbizia non si supplisce alla pigrizia, è un'ingiustizia, è un'ingiustizia!".
La ragazza è stata bloccata dalle guardie giurate prontamente accorse mentre si dirigeva a grandi passi verso l'impiegata che poco prima, non curandosi della disputa, stava cominciando a servire la signora nonostante non avesse rispettato la fila.
L'anziana pensionata è stata ricoverata con fratture multiple ed è in pericolo di vita, mentre la ragazza nel parapiglia generale è riuscita misteriosamente a far perdere le proprie tracce".


La terza volta accadde nella stessa città della prima, e capitò che ad occuparsene fu lo stesso cronista che scrisse del ragazzo alla fermata dell'autobus; i due episodi furono dapprima messi in relazione, in coda all'articolo, ma già il giorno dopo, visto che gli identikit dei due protagonisti non coincidevano, l'ipotesi cadde:

"Nel centro commerciale SuperMegaUltra vicino alla tangenziale, un commerciante di abbigliamento è stato aggredito da un cliente, un giovane che stava acquistando un cappello: questi, pagata la cifra dovuta per il capo, stava -affermano alcuni testimoni- aspettando che il negoziante gli desse la ricevuta di pagamento. Pare che quest'ultimo invece affermasse di avergliela già data, ma il giovane negava decisamente e avrebbe alfine chiesto di verificare sul registratore di cassa se effettivamente pochi istanti prima fosse stato emesso uno scontrino dell'esatto importo del cappello acquistato; al rifiuto del commerciante, il cliente avrebbe dapprima dato in escandescenze minacciando di chiamare la Guardia di Finanza, poi, saputo (da un commesso del negozio che glielo avrebbe riferito invitandolo a rassegnarsi) che proprio in quell'arma lavorerebbe un parente del commerciante, compresa l'allusione ha improvvisamente danneggiato un manichino indossatore nella vetrina del negozio al quale ha divelto un braccio, che ha usato per colpire violentemente e ripetutamente il commerciante sul volto e sulla testa (medicato al locale pronto soccorso, ne avrà per almeno un mese) gridando
- "commerciare non vuol dir rubare, non si può fare, non si può fare!";
bloccato dai commessi del negozio e di due negozi adiacenti, il giovane è stato condotto a forza (non senza fatica, affermano i testimoni) nei locali della security del centro commerciale, da dove però, mentre si attendeva l'arrivo delle forze dell'ordine, sarebbe riuscito misteriosamente a dileguarsi e a far perdere le proprie tracce".
La quarta volta non poté passare inosservata, perché ci scappò il morto; ciononostante, nessuno pensò a mettere l'episodio in relazione coi primi tre:

"Follia nel traffico della capitale. Nell'ora di punta sul lungofiume trafficatissimo come al solito un autobus della linea 1 non riusciva ad effettuare la consueta svolta per il Viale prevista dal suo percorso a causa di un'auto di lusso ferma in doppia fila -come accade spesso- che impediva di manovrare. Il proprietario dell'auto era all'interno dell'abitacolo, così l'autista del bus ha dapprima lampeggiato, più volte, poi suonato ripetutamente il clacson per farsi notare dall'automobilista, indifferente alla situazione e impegnato in una conversazione al telefono cellulare. I viaggiatori sull'autobus, che poi hanno testimoniato, hanno riferito che l'autista, impassibile, dopo aver tentato con ogni mezzo di far spostare l'automobilista, visto anche la lunga fila di auto ferme alle spalle del suo bus, ha tentato ugualmente di manovrare; constatata l'impossibilità, sempre impassibile (riferiscono sempre i testimoni) ha preso una leggera rincorsa e poi cominciato a spingere l'auto col bus. Alle rimostranze dell'automobilista, finalmente "accortosi" della situazione, l'autista ha accelerato ulteriormente fino a spingere l'auto e il suo occupante sul ciglio dello strapiombo sul fiume, travolgendo le transenne che in quel punto delimitavano l'area di lavori di restauro del parapetto, che infatti era totalmente assente. Quindi, mentre canticchiava (qualcuno giura d'aver sentito)
- "la tua prepotenza danneggia tutta l'utenza, ho perso la pazienza, ho perso la pazienza!",
con un'ultima sgasata ha buttato giù l'auto e il suo occupante. Per quest'ultimo, i sommozzatori prontamente accorsi non hanno potuto far altro che constatare il decesso per annegamento; l'autista invece ha proseguito imperturbabile, effettuando la successiva fermata (alla quale sono scesi tutti i passeggeri, impauriti) e indi proseguiva la corsa fino al capolinea dove si è dileguato facendo misteriosamente perdere le proprie tracce. E' ricercato e tutt'ora irreperibile".



I successivi episodi, man mano più frequenti, furono finalmente notati da cronisti e investigatori e messi in relazione tra loro: si scrisse di persone di ogni tipo - uomini e donne, giovani e anziani, di ogni ceto sociale, da soli o in gruppi disomogenei - che perdevano il lume della ragione all'improvviso (o almeno così pareva) e compivano gesti inconsulti, sempre violenti e spesso persino fatali per chi ne era oggetto, ma tutti accomunati da una singolarità: gli oggetti di questi improvvisi raptus erano persone che avevano appena commesso una qualche infrazione, anche piccola, al codice della strada o violazione al codice civile, o a qualche regolamento particolare, o comunque un sopruso ai danni di qualcun altro.
Motociclisti che guidavano sui marciapiedi buttati giù e linciati da folle materializzatesi improvvisamente e altrettanto velocemente dissoltesi, padroni di cani che non avevano raccolto le deiezioni del loro animale si vedevano improvvisamente sequestrato l'animale da un passante qualsiasi, mentre un altro passante lo sbatteva violentemente con la faccia sull'escremento stesso, provocandogli fratture più o meno gravi, oltre alla spiacevole conseguenza di dover praticamente ingoiare o respirare l'escremento; casalinghe che innaffiavano le loro piante facendo cadere tutta l'acqua sui chi transitava sulla strada sottostante venivano prese al lazo (anche fino al quinto-sesto piano) e trascinate giù, perdendo la vita schiacciate sul marciapiede; impiegati sgarbati e incompetenti si prendevano terribili pugni in faccia da utenti occasionali che spesso li mandavano in coma irreversibile; passanti che avevano gettato in terra qualche rifiuto, anche piccolo, venivano percossi e malmenati seduta stante, insospettabili massaie giravano con pesanti scarponi chiodati che usavano per passare sui cofani delle vetture parchgeggiate sui marciapiedi e sulle strisce pedonali, e se il malcapitato automobilista era ancora nella sua auto veniva tirato giù e massacrato con quegli stessi scarponi. I ladri e gli scippatori, poi, venivano immancabilmente giustiziati sul luogo del loro reato, spesso in modo particolarmente cruento.

L'epidemia di violenza, nel corso dei mesi e degli anni successivi, si spinse man mano sempre più su nella scala sociale: politici e amministratori, dapprima locali ma successivamente anche nazionali, se venivano colti con le mani nel sacco a truffare o mentire, sperperare denaro pubblico, corrompere, non mantenere promesse fatte o prendere decisioni contro l'interesse della collettività, non avevano scampo: ovunque andassero c'era sempre qualcuno che gliene chiedeva conto e poi gliela faceva pagare in modo cruento, spesso con la vita, e lo stesso a esponenti corrotti o mentitori del clero e delle altre associazioni ed enti pubblici e privati, di ogni tipo: banchieri, managers, direttori, preti e vescovi, nessuno era al sicuro.
Gli ospedali riempivano pronti soccorsi, reparti di ortopedia, sale operatorie e obitori ad un ritmo oramai insostenibile.

E, fatto inquietante, nessuno degli autori di queste efferatezze era mai stato arrestato: se venivano presi sparivano misteriosamente dalle questure, oppure le telecamere non registravano nulla, nessuna testimonianza era decisiva per la loro cattura. Gli investigatori brancolavano nel buio e neppure l'esercito, mandato dal Governo, fu d'aiuto.

La gente aveva paura di uscire e girare per la strada come faceva un tempo, le mamme tenevano al riparo i loro bambini e non li mandavano più a scuola, impiegati e operai cambiavano strada ogni giorno per andare a lavoro, i benestanti assoldarono delle scorte private. Migliaia di persone, nell'impossibilità culturale e caratteriale di vivere in maniera civile e rispettosa del prossimo, si barricarono in casa; molti furono trovati morti di fame e di sete.


Finché qualcuno cominciò a capire, e, forse per questo o forse per sempilce paura, fu sempre più raro veder compiere infrazioni o violazioni, piccole o grandi, o semplicemente gesti maleducati e irrispettosi del prossimo nel quotidiano. In pochi mesi, il livello di civiltà della popolazione del Paese cambiò radicalmente e migliorò di molto.
Regnavano la pace e l'ordine, che consentirono un progresso ed un aumento del benessere collettivo anche a livello economico. La corruzione e la criminalità furono debellate, l'amministrazione della cosa pubblica diventò irreprensibile, le libertà individuali, i diritti civili e la tolleranza reciproca crebbero di molto.
Il Paese viaggiava a gonfie vele verso un futuro radioso.


Così, durante i botti di una notte di capodanno, nessuno fece caso a quel lontano stormo di astronavi di forma indefinita che, emettendo una lunga scia di luce blu, guadagnava dapprima il cielo, poi lo spazio infinito.

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