venerdì 11 febbraio 2011

Ateo, no grazie - 11



Atto unico
sipario

scena: il cortile di un oratorio, un campetto da calcio in terra con le due porte sfondate e una panchina sbilenca; sullo sfondo la sagoma di una chiesa col campanile

al centro del palco un gruppo di una decina di uomini, età assortite, mediamente tra i cinquanta e i settanta, pance andanti, capelli bianchi, sono vestiti come scolaretti -calzoncini corti da cui spuntano gambe sbilenche, grembiulino e fiocco- e stanno in posa come per la foto della squadra di calcio della classe: i più alti dietro e i più bassi davanti; prende la parola il più grasso, è veramente grasso e parla a nome di tutti, gli altri stanno zitti con lo sguardo nel vuoto

Salve. Siamo gli atei devoti, e stiamo andando a giocare nel Cortile dei Gentili. Ce lo meritiamo, perché abbiamo fatto per bene il nostro compitino e adesso ci fanno divertire un po’. Che bello, che bello! (batte le mani)

(parla come se stesse ripetendo la lezione studiata a casa)
Dunque, noi siamo atei ma pur non credendo noi crediamo perché è credendo che si crede di non credere, e non essendo credenti crediamo che credere sia importante anche se non si crede, e se si crede di non credere è come non credere di credere, e credere è sempre importante perché bisogna credere anche se non si crede e non è credendo di non credere che si crede veramente, ma chi crede di non credere non crede di credere ma crede veramente pur non credendo. Bisogna sempre credere anche se non si crede, perché credendo a ciò in cui non si crede si crede a ciò in cui non si crede non credendoci di credere che è come credere anche non credendoci, questo noi crediamo.
Eppoi anche chi non crede sa che la Chiesa è importante e la Chiesa è buona e giusta e la Chiesa sa cosa è giusto per noi che non crediamo credendo di non credere pur credendo, e la Chiesa non si può fare senza perché è l’unica che può garantire la vera libertà che è quella di credere di non credere credendo di credere che non si crede in ciò in cui si crede credendoci.

Orsù, andiamo tutti nel Cortile dei Gentili, dove ci divertiremo e ci butteranno le noccioline e saremo tutti felici e credenti!

(faccia perplessa) Spero solo che il pallone ce l’abbiano loro, perché a noi hanno detto di non portarlo...
fine
sipario

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