giovedì 23 dicembre 2010

Chiuso il blog che denunciava il cartellone selvaggio di Alemanno



di Luciana Cimino

La Capitale è più degradata da quando è sindaco Gianni Alemanno? Secondo i cittadini e le associazioni che animano diversi blog e gruppi di discussione nati sul tema la risposta è si. Soprattutto per quanto riguarda la cartellonistica selvaggia.

Secondo le stime delle associazioni ambientaliste gli impianti pubblicitari abusivi sotto la giunta di centrodestra sarebbero addirittura quadruplicati passando da 20 mila a 100 mila, deturpando ormai ogni zona della città, soprattutto le strade consolari. Di questi solo uno su dieci sarebbe regolare, in barba a ogni vicolo paesaggistico o normativa di sicurezza. Tutto “quasi” lecito.

Il Campidoglio ha infatti emanato la delibera 37 del 2009 con la quale Alemanno chiedeva alle 310 ditte di affissioni di autocertificare la loro presenza sul territorio, pagando una piccola tassa per regolarizzarsi. «Così se una ditta aveva 100 impianti in una notte ne montava altri 900 e pagava la sovrattassa per 1000», spiega Matteo Tonelli che dal febbraio 2009 ha coordinato il blog Cartellopoli.com, chiuso dal primo dicembre per volere del gip. “Istigazione a delinquere”, questa è l’accusa.

Il fatto è che in breve tempo il blog (che funzionava come una piattaforma informativa, un archivio che teneva insieme foto e testimonianze dei cittadini nell’ambito della protesta contro i cartelloni selvaggi) ha avuto molto seguito, è stato uno strumento utilizzato dai giornali della città e dalla politica, «ha catalizzato l’attenzione di tanta gente ed ha raccontato a molte persone uno scempio che non ha eguali al mondo», dice ancora Tonelli.

Attraverso le mappe di Google Street (create nel 2008) si metteva a confronto la Roma pre-Alemanno con la città di oggi, ricoperta dalla cartellonistica. Tra le foto pubblicate dai cittadini anche quelle in cui ignoti scrivevano con lo spray “abusivo” o “illegale” sulle affissioni che dalla sera al mattino si trovavano sotto la finestra di casa. Quanto è bastato a una ditta di impianti a denunciare non un solo articolo ma tutto il sito al gip che ne ha disposto l’oscuramento.

«Una censura di stampo cinese», tuona Tonelli, che ricorda «era stato lo stesso Alemanno a settembre a incoraggiare i cittadini a lottare contro l’invasione indegna dichiarando “per noi va bene, basta che non si facciano male”; ora invece mettono il bavaglio ad una protesta civica che denunciava lo scempio delle ditte. E’ incredibile che il Tribunale, pieno di denunzie dormienti contro i “cartellonari”, decida invece di muoversi contro i cittadini. Occorrono 10 anni per sequestrare un cartellone abusivo, deturpante e pericoloso e che invece bastano 10 giorni per censurare un blog con un’azione che odora di Iran, di Russia o di Cina. Non certo di democrazia occidentale. Qual è la posizione del sindaco e dell’assessore Bordoni?».

Immediate le reazioni della politica con i presidenti dei Municipi e i consiglieri comunali di centro-sinistra che si dicono «sconcertati» per l’oscuramento di uno «strumento civile» come il blog e annunciano interrogazioni in Campidoglio. Ma anche il mondo della rete è in subbuglio. Centinaia sono le mail e i commenti di cittadini indignati mentre tutti i blog che si occupano di Roma hanno riportato la notizia dando visibilità alla questione. Come sempre accade nelle faccende web, cercando di oscurare lo scandalo si aumenta esponenzialmente la visibilità dello scandalo stesso e dunque diverse dozzine di persone si sono rese disponibili a contribuire alle spese legali per il dissequestro del blog. Intanto in aula Giulio Cesare giace una Delibera di iniziativa popolare che modifica quella di Alemanno sullo scempio dei cartelloni con 10 mila firme.

Raccolta fondi per il dissequestro del blog.

Nessun commento: