venerdì 16 ottobre 2009

Ispirazione - 3

segue da qui



Il (non più tanto) giovane aspirante scrittore aveva steso questa frase:

"la barca avanzava silenziosa e quieta, nel sole del mattino di primavera, come sospinta dal chiaro riflesso della sua immagine sull'acqua placida"

e stava pensando da giorni al contesto nel quale inserirla.
Stava seduto alla piccola scrivania di truciolato rivestito in formica chiara effetto noce nella cabina coi letti a castello e la finta moquette posata per terra, la schiena curva per via della sedia da ufficio con il cuscino girevole troppo alto, e i pugni chiusi e paralleli poggiati ai fianchi del foglio protocollo a quadretti piccoli nei quali aveva tentato ordinatamente di inserire a matita quella frase e il suo seguito, ancora di là da venire. Il (non più tanto) giovane aspirante scrittore aveva la testa girata per guardare attraverso l'oblò inserito nella parete alla sua sinistra, come se attendesse che uno dei continui spruzzi di acqua salmastra che schiaffeggiavano il vetro recasse in dono l'ispirazione per proseguire il racconto. Ma l'acqua portava null'altro che se stessa.
Allora si alzò e si accostò all'oblò, azzardandosi ad aprirlo un pò, per respirare afa e iodio, pensando che potessero, entrando dalle sue narici ben aperte, stimolare la creatività assopita.
Asciugandosi continuamente il volto, tentò di organizzare una scena nella mente: carnevale veneziano, un giovane mascherato con un lungo mantello scuro, cappello nobiliare ottocentesco, scarpe nere con vistosa fibbia dorata e tacchi rialzati, la classica mascherina sugli occhi. La sua barca avanzava nel canale, nei vicoli rumore di risate e chiacchiere indefinite, il ponte dei Sospiri che si avvicinava lentamente. Il giovane scrutava da dietro la mascherina il gondoliere con la maglia a righe orizzontali d'ordinanza, il gondoliere remava e dava le spalle al giovane. Questi, consapevole di un destino ingrato che di lì a poco avrebbe preteso il massimo possibile da lui, cercava di intuire quando e come sarebbe successo; senza nemmeno chiedersi perché.

Lo scrittore cercò di immaginare i particolari della tragedia che si stava per compiere, vide la gondola voltare in un piccolo canale laterale, fuori dal percorso turistico, fino a una piccola cala dove altri due gondolieri, insieme al primo, avrebbero tirato la gondola in secca, prelevato il giovane, il quale non avrebbe opposto resistenza, e portato in un capannone; chiusa la porta di legno antico, da fuori si sarebbero sentiti solo rumori soffocati di accetta su corpo prima molle e poi più rigido, fino a un legno sottostante. E poi silenzio, fino a scorgere tre figure uscire e chiudere accuratamente la porta con un grosso chiavistello.
Lo scrittore si sforzò ancora di pensare, ma non riuscì a dare a quel tragico destino alcun senso, un significato, una storia che si potesse reggere in piedi. Tentò ancora di pensare...
Ma alla fine concluse che nemmeno quella era un buona idea. Cancellò con vigore i segni di grafite dal foglio, quindi soffiò via i trucioli di gomma che si sparsero sul pavimento.
Poi chiuse gli occhi e ogni cosa intorno a lui scomparve.


(continua)

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