venerdì 9 ottobre 2009

Ispirazione - 2

segue da qui



Il (non più tanto) giovane aspirante scrittore aveva steso questa frase:

"la barca avanzava silenziosa e quieta, nel sole del mattino di primavera, come sospinta dal chiaro riflesso della sua immagine sull'acqua placida"

e stava pensando da giorni al contesto nel quale inserirla.
Stava seduto sul divano di pelle nera posto al centro della grande stanza, nel loft minimalista, luminoso e dal soffitto altissimo nel quale viveva da solo, la schiena diritta e il note book sulle ginocchia, il documento rtf aperto con quell'unica frase in cima, e sotto, la bianca e profonda schermata vuota in attesa di nuovi caratteri a sostenere quell'unica riga di Arial 10. Il (non più tanto) giovane aspirante scrittore ora stava poggiato con la schiena sullo schienale inclinato, le braccia arrese sui larghi cuscini della seduta e la testa volta a guardare il lontano bianco soffitto, sostenuto da alte bianche pareti, poggianti sull'ampio e bianco cemento lucido del pavimento, stava come teso a scorgere ed afferrare qualunque ispirazione eventualmente svolazzante nella grande cubatura del loft. Ma nulla svolazzava da ore, da giorni. Da anni.
Allora si alzò e si accostò alla grande finestra; aprì gli infissi bianchi di alluminio anodizzato davanti alla quale non veleggiava leggera alcuna tenda trasparente, per non filtrare minimamente la luce che entrava, insieme al rumore del traffico, nella speranza di trovare in essa l'ispirazione per il suo libro senza titolo e senza testo.
Provò ad immaginare: un motoscafo in vetroresina in un canale di una cittadina olandese di provincia, l'orizzonte celato da altri orizzonti nel piattume della campagna verde, vacche al pascolo, pale eoliche e capannoni industriali sullo sfondo.
A bordo, tre ragazzi e una ragazza; al timone del fuoribordo un giovane alto e magro, pallido e biondo, capelli cortissimi e viso ordinario e senza tratti somatici salienti, un Ken rigido e imbronciato forse perché privato della sua Barbie per qualche ingiustizia; al suo fianco un tipo molto simile al primo, come lui indossava una semplice t-shirt scolorita e un paio di bermuda di jeans, piedi nudi, differiva solo per i capelli -scuri- e per l'espressione del viso, non già serena come per contrasto con l'altro, quanto piuttosto apatica, non tradiva alcuna emozione e la cosa non gli costava alcuno sforzo. Davanti a loro il terzo ragazzo, di un tipo latino, più basso e decisamente colorito, quasi abbronzato, capelli scuri e barba incolta, sopracciglia folte e occhi nerissimi, canotta griffata e pantaloni di lino piuttosto sporchi; sguardo deciso, si poteva capire inequivocabilmente che qualunque fosse la natura e il destino di quella banda lui ne era in qualche modo il leader. Infine, al suo fianco, la ragazza: mora, piccolina, vestiti attillati e forme in evidenza; sguardo impaurito, una antilope appena catturata dal predatore, occhi spalancati, respiro affrettato.

Lo scrittore cercò di immaginare i particolari della tragedia che si stava per compiere, vide i quattro accostare lungo il canale, scendere, cercare un nascondiglio, un cespuglio, un luogo dove compiere il sacrificio della ragazza in onore alla loro virilità, o ad altra onta non meglio precisata, immaginò i titoli dei giornali della setimana seguente che parlavano della impossibilità di identificare il cadavere di donna trovato accidentalmente sul fondo del canale; ma non riuscì a riempire quel martirio, la sorte di quelle quattro anime, di un significato, qualcosa che avesse potuto dare un benché minimo senso al loro destino, vittima, carnefici, e i carnefici poi vittime a loro volta del loro delirio di onnipotenza. Si sforzò...
... ma alla fine concluse che neanche quella era una buona idea. Cliccò sul quadratino rosso con la x bianca in alto a destra nel foglio di word pad e scelse 'no' come risposta quando il sistema gli chiese se voleva salvare le modifiche.
Poi chiuse gli occhi e ogni cosa intorno a lui scomparve.

(continua)

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