martedì 14 giugno 2011

Sci-fi: quanta fanta vuoi nella scienza?



Uno coltiva nel suo piccolo una passione, spensieratamente, senza pensare di erigersi a maestro e nemmeno pretendere la patente di "esperto" (cosa indispensabile in una professione, ma non necessariamente -o non sempre- in una semplice passione), cerca di parlarne con altri e puntualmente si imbatte nei talebani. Dico, perché se si parla di arte (letteratura e cinema, nello specifico) non c'é nulla di più distante di questo dal dogmatismo, essendo l'arte materia opinabile e soggettiva per eccellenza.

Cosa è la Fantascienza? O meglio: quale percentuale di "plausibilità" deve avere per essere considerata tale? La mia opinione è che non c'é una sola risposta, e infatti non esiste una definizione univoca, accettata da tutti, men che meno c'é mai stato qualcuno che ha osato stabilire dei requisiti "ufficiali" e obbligatori per la stesura di racconti e sceneggiature.
I più estremisti dicono che la percentuale di plausibilità deve essere del 100%, come se si dovesse ignorare il prefisso "fanta" e considerare solo il suffisso "scienza", altri più accomodanti parlano genericamente di "una certa percentuale di plausibilità" e ammettono che ognuno ha la sua 'soglia di tolleranza' delle incongruenze ed errori scientifici nei racconti di sci-fi.

Le gabbie dogmatiche sono in genere molto distanti dalla scienza: ad esempio, nemmeno sulla definizione (arbitraria) di "pianeta" la comunità scientifica ha avuto per lungo tempo una opinione unanime: se si scoprisse un pianeta roccioso di massa significativa, comunque superiore a quella di Eris, nella Fascia di Kuiper (evento possibile, o "plausibile" visto che quella parte di Sistema Solare è ancora di fatto inesplorata), saremmo ancora disposti a definirlo un plutoide piuttosto che un pianeta perché magari la sua orbita ha una eccentricità accentuata? Prevedibilmente si riaprirebbe il dibattito sulla definizione di pianeta; e questa è scienza, figuriamoci se si parla di letteratura.

Tornando a quest'ultima, dicevamo che i talebani della fantascienza dicono che deve essere "plausibile", sennò è solo una "corbelleria". La mia obiezione è che se pretendiamo la plausibilità -totale o giù di lì- una bella fetta di letteratura fantascientifica dovrebbe quantomeno essere derubricata a "fantasy" puro e semplice, perché nei racconti e nelle saghe più conosciute e di maggior successo (e negli eventuali film e serie tv che ne vengono tratte, ovviamente) ci sono spesso incongruenze ed errori correggibili senza inficiare in maniera significativa la trama, ma più spesso altri che se 'corretti' di fatto azzererebbero tutto, rendendo impossibile lo svolgimento dell'azione come concepita originariamente, perché renderebbero necessarie delle modifiche radicali all'economia del racconto.

Alcuni esempi: i motori a curvatura descritti in Star Trek per ora sono solo congetture, di fatto irrealizzabili, e anche viaggiare nell'iperspazio (la cui esistenza, ovvio, non è dimostrata ma solo teorizzata) come in Star Wars. Scientificamente impossibile è viaggiare a velocità pari o superiore -ma nemmeno prossima- a quella della luce, e quindi spostarsi da un pianeta all'altro di una galassia in tempi brevi, che non comportano invecchiamento significativo nei protagonisti del racconto. La gravità artificiale di cui sono dotate molte astronavi, dalla Enterprise alla Nostromo di Alien, non è "plausibile" (e infatti per lo più non spiegata nelle versioni cinematografiche di queste saghe), se non attraverso lo sfruttamento della forza centrifuga; che evidentemente non è sfruttata né dall'Enterprise né dalla Nostromo, e nemmeno dalla Millennium Falcon o dalle Aquile di Spazio 1999. Poi, non è peculiare che i protagonisti delle storie citate -e altre- abbiano sempre a che fare con alieni antropomorfi su pianeti tutti con massa e atmosfera terrestri? Chi scrive queste storie non ha mai letto nulla sul Paradosso di Fermi? Ed è mai possibile che 'la torcia umana' possa sviluppare lo stesso calore di una supernova?
E' possibile che il processo di terraforming di Marte si esaurisca nel giro di una notte? Ovviamente no, ma non per questo Ray Bradbury (in Cronache Marziane) ha scritto una "vaccata" (altra ponderata definizione di un talebano della fantascienza).
Dunque, resterebbe ben poco, se pretendessimo che il fondamento della fantascienza fosse solo di essere "plausibile".

Il casus belli, per quanto mi riguarda, è stato una discussione sulla serie-cult degli anni '70 Spazio 1999.
Di errori e incongruenze ce ne sono in quantità industriale, in effetti più che in altri film o serie tv, errori che nemmeno a citarli tanto sono evidenti (e nessuno nega che alcuni episodi della prima stagione e quasi tutti quelli della seconda sono in effetti inguardabili). Ma per questo non dobbiamo considerarla fantascienza? Se non lo è, allora non lo sono -per gli stessi motivi- anche le serie sopra citate.

In un certo senso, viene in mio soccorso nientemeno che Isaac Asimov, che in un articolo pubblicato sul New York Times nel settembre del 1975 parla proprio della serie di Gerry e Sylvia Anderson, smascherandone senza pietà errori e incongruenze, ma -a dispetto di tanti snob che giudicano le avventure di John Koenig e compagni solo delle "corbellerie"- parla di alcune di queste incongruenze come «errori dovuti a necessità drammatiche», e su questi si dichiara disposto a "soprassedere". A me pare un atteggiamento equilibrato, e non sto nemmeno tirando troppo per la giacca il caro vecchio Isaac.

Questa è la mia visione, il fondamento scientifico e tecnologico è solo uno dei possibili requisiti della sci-fi (e se devo dirla tutta, per me il confine col fantasy è alquanto labile, ma è solo la mia opinione), ce ne sono altri e uno non esclude l'altro. Quando ho letto Hans Phaal non mi sono messo a spaccare il capello in quattro perché è impossibile (non è "plausibile") andare sulla Luna con la mongolfiera; eppure Poe viene considerato l'inventore della fantascienza, come Jules Verne col suo Viaggio al centro della Terra.

Io mi godo allo stesso modo Contact (da un racconto di Carl Sagan) e la base Alpha che passa attraverso un buco nero uscendone illesa, l'Odissea di Kubric (da un'idea di Arthur Clarke) e gli antieroi di Men in Black o District 9. Alla faccia di talebani e snob.

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