giovedì 18 ottobre 2007

BAOL




Era una notte buia e tempestosa.

No, era una tranquilla notte di regime, nel regno di Stefano Benni. Che fa dire al suo 'personaggio': "Triste è l'uomo che ama le cose solo quando si allontanano". Come dargli torto?
Tutti noi abbiamo un segreto (chi non ne ha?), molti hanno più di un segreto, alcuni poi hanno un solo grande segreto e altri più piccoli. Dominiamo i nostri segreti, più spesso dominiamo grazie ai nostri segreti, ma talvolta siamo dominati dai nostri segreti.
Ma quanti di noi sono essi stessi un segreto inconfessabile?
Non dirò altro.

Baol nasce alla fine degli anni ottanta, ennesimo eroe grottesco partorito dalla pressoché inesauribile fantasia di Benni, il quale da "Terra" (capolavoro insuperato) in poi ci porta per mano attraverso i suoi universi più o meno paralleli (e talvolta financo perpendicolari), così surreali che finiscono per coincidere con la realtà.
Baol è il mio eroe, vulcanico, magico, logorroico, disincantato e anche sfigato eroe. Al cui malinconico dolore di cane ululante alla Luna io non mi permetto di avvicinarmi.
Da qui il titolo di 'quasi' baol di cui mi fregio.

"Starò qui fino a quando il pianista suonerà. E finché ci sono io, suonerà".

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