lunedì 18 giugno 2012

Black out - 7


(segue da qui)


Massimo -per gli amici Max - riprende lentamente fiato; guarda la finestrella del pianerottolo, una luce arancione passa attraverso i vetri smerigliati, sembra si muova, si avvicini. Intorno, il buio. Massimo -per gli amici Max - si alza dolorosamente, l'acido lattico gli ha irrigidito le gambe rendendole pesanti; si affaccia cautamente alla finestrella e guarda giù attraverso la fessura: tutta la città è al buio, sicuramente un black-out dovuto all'enorme consumo di energia elettrica dei mille e mille condizionatori e ventilatori, frigoriferi e altri sistemi di raffreddamento accesi per il gran caldo.

Poi il terrore torna ad assalirlo: rumore di passi, zampe veloci, fiato di lupi che annusano l'aria, respirano il suo odore, si nutrono di adrenalina umana attraverso le narici. Unghie che raschiano il legno: la porta alle sue spalle si sta per aprire. Massimo -per gli amici Max - frana giù correndo per le scale al buio, inciampa più volte, si piega una caviglia prendendo male uno scalino ma non smette di franare rovinosamente giù per le scale. Qualche piano più sopra sente i lupi che annusano le sue tracce. Arriva nell'androne: il portone è chiuso, senza corrente non si apre. Infila disperato le unghie e i polpastrelli tra la porta di alluminio e il battente, tira con tutte le sue forze, il portone cede. Esce, corre fino alla sua macchina, qui si rende conto di aver perso chiavi, forse per le scale, forse dentro l'appartamento - nel bosco che non doveva esistere - ma per fortuna si accorge di aver lasciato la macchina aperta. Entra, chiude lo sportello, spinge in basso il pulsante della chisura centralizzata e respira ansimando, nascondendosi nello spazio per le gambe del passeggero anteriore. La radio canta, sta ancora cantando, ha cantato per tutti i lunghi anni della sua corsa nel bosco; canta per quel vecchio della stessa età di sempre, in un corpo da giovane ansimante, nascosto davanti al sedile come un bambino spaventato nel ripostiglio delle scope (non lo faccio più, giuro, lasciatemi stare). La radio canta:

In the comfort of this room
The challenge died
Remember you and me
We laughed 'til we cried

Non è un bambino, Massimo - per gli amici Max - è al sicuro, anche se i lupi lo trovassero non riuscirebbero a entrare dentro l'abitacolo, razionalizza anche la preoccupazione di aver smarrito le chiavi della macchina: non può mettere in moto e andare via finalmente da quel lungo incubo, ma le bestie non possono entrare. Deve solo aspettare la luce del giorno, poi troverà una soluzione: prenderà un autobus, chiederà un passaggio. Oppure chiamerà subito la polizia: infila cautamente una mano nel taschino della camicia per cercare il cellulare, quando sente i sente lupi che circondano la macchina, e impietrisce, trattenendo persino il respiro. Nel silenzio improvviso (non si muovono più? Sono andati via?) spera non essere visto, alza lo sguardo per vedere la Luna, enorme, gigantesca, un pantagruelico occhio di luce arancione attraverso il tettuccio della macchina, rimasto aperto...

Il giorno dopo le cronache parlano del giovane trovato sbranato in macchina durante il black out. La macchina era chiusa dall'interno, pare che la o le bestie siano penetrate nell'abitacolo attraverso il tetto apribile. Segue il solito dibattito sui pit-bull troppo aggressivi, o forse sono stati cani abbandonati e divenuti randagi. Solo il medico legale si accorge che i morsi non coincidono con quelli di una comune bestia domestica. Ma non lo dirà a nessuno, in fondo, cosa cambia?

Fine

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